Nella terra di mezzo

Come faremo arte nel nuovo mondo?

11 Aprile/ COVID-19

Tempo di lettura: 3 minuti

I dati e le informazioni raccolte finora e messe per iscritto sono, già da questo momento, non più valide o almeno non inquadrano già più il panorama che avevano il compito di descrivere accuratamente. Le cose cambiano di minuto in minuto e noi ci siamo trovati a raccontare un modello didattico che attualmente ha dell’impossibile nell’essere replicato, in questo momento è addirittura illegale.

L’aggregazione di cui parliamo, diventa assembramento, un termine con accezione negativa. In questo momento della frase appena scritta mi soffermerei sul verbo diventa, sul concetto del passaggio, la transizione da una cosa ad un’altra, così mi sembra giusto fare. Non pensare al prima, non inquietarmi sul dopo ma capire come fare nel durante. Abbiamo pochi dati utili alla mano, abbiamo un passato fatto di un modello e di una metodologia che ci ha avvisato, preparato al mutamento continuo della nostra piccola comunità. Sul costruire un pensiero dato dalle informazioni raccolte direttamente dall’esperienza fatta su campo, sull’accogliere gli imprevisti e trarne vantaggio, sull’elaborare un’azione artistica che non smette mai di confrontarsi con la contemporaneità di cui è parte. 

didattica coronavirus

Ma quando la mutazione ha lo stesso effetto di un’amputazione in larga scala che compromette non solo la vita della nostra piccola comunità ma quella di tutti, che succede? Quali sono le nuove regole della contemporaneità?

Il mondo ci ha costretti ad una modifica, ad un passaggio da un’era fisica e analogica ad un’era digitale e virtuale, ci sta facendo migrare altrove e fa richieste ben precise. Bisogna preparare un bagaglio a mano, fatto del nostro passato storico, del modello didattico che avrà bisogno di nuove fondamenta e di consapevolezze riconosciute in questo momento di riflessione mondiale. Il passaggio non sarà visibile ad occhio nudo, dovremo coglierlo con una buona preparazione mentale e ci immergeremo nel mondo nuovo. Siamo fortunati: conosciamo già la costanza il rigore e la disciplina, conosciamo le trasformazioni e i cambi di rotta improvvisi. In tutti questi anni ci siamo preparati per una migrazione ed ora è arrivata ma in una modalità che che non avremmo mai potuto immaginare. Abbiamo fatto in tempo a raccogliere i testi e i pensieri di un’era passata, che parlano di una didattica non più replicabile, di un’opera che forse non avrà più il suo momento catartico in un evento sociale affollato e di un artista in mezzo alle masse. Abbiamo raccolto tutto il nostro “Fare” che mette in mostra l’evoluzione e l’adattamento continuo che ha affrontato la nostra ricerca artistica, che mette in evidenza un metodo, un modo di pensare e agire e non cose costruite.

Lo abbiamo fatto con uno spirito diverso, non ancora travolto dalle ansie da cambio di programma, da stravolgimento dei piani. Ma siamo pronti a mettere un punto? In grammatica si usa un punto e virgola. Adesso nel durante, abbiamo la responsabilità intellettuale di prendere coscienza di quello che avverrà e immaginare scenari futuri, di conoscere il presente per affrontarlo con la libertà di chi ha la conoscenza intellettuale e la forza propulsiva della bellezza insita in chi si muove sotto la lente dell’arte. Dunque servono nuove coordinate per un’inversione di rotta, abbiamo il coraggio di leggere i segni e proporre una direzione?

11 Aprile/ COVID-19
Jenny Sibio
disintegrati

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