LA SCUOLA E IL PROFITTO,
DIRITTO AL DIVENIRE
7 Luglio/ COVID-19
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Non fare aprire le scuole è una scelta di tipo politico che da priorità a ciò che crea profitto economico. Valgono più 100 ragazzi in discoteca o 100 ragazzi in un’aula universitaria?
Una discoteca con 100 ragazzi che ballano e consumano drink vale più di un’aula universitaria con 100 ragazzi che seguono una lezione. Perchè?
Ciò che richiede l’istruzione è qualcosa per cui non vale la pena lottare a quanto pare, il futuro. Investire nella formazione non produce risultati immediati. Non produce materia di consumo istantaneo, non produce. Siamo ad un tracollo ambientale, sociale e culturale ma ciò che conta (sempre e comunque) è il fatturato, la somma di ricavi ottenuti dal paese alla fine dell’anno. Investire nella morale, nell’istruzione e nella costruzione di un pensiero etico è materia di interesse per pochi.
Come studenti siamo fermi nelle nostre case, a metà tra una formazione che ha perso ogni forma di contatto umano e relazionale e una situazione economica che ci costringe a rimboccarci le maniche per far fronte ad un bilancio economico familiare tragico. Ma non stiamo in silenzio, siamo ammutoliti, incastrati in/da un intricato meccanismo sociale che ci reputa inadatti al lavoro, al rivendicare diritti e avanzare proposte.
Toglierci/fermare anche l’istruzione significa dare vantaggio ad un pensiero in cui, ciò che conta è produrre e non formare, consumare senza rinnovare, eseguire senza obbiettare. Significa avvantaggiare un pensiero indotto, che non ha spazio di riflessione; rende frammentata la comunità di studenti, separandoli gli uni dagli altri, soli nei loro pensieri, negargli l’accessibilità al confronto e al pensiero collettivo. Significa lasciare spazio ad un popolo che non pensa.
Come possiamo rivendicare il diritto al divenire? Rivendicare una crescita, una formazione, lo sviluppo di un pensiero che prevede al suo interno prima del profitto, un investimento?
E’ stato dunque impossibile fermare la didattica, fermare il pensiero di una comunità legata imprescindibilmente alla polis perché campo di azione e di pratica del laboratorio stesso. Il laboratorio ospite all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ha chiuso le sue porte come tutti gli atenei e le accademie italiane, costretto dall’emergenza sanitaria. Si è dovuto trasformare in qualcosa che andasse ben oltre le semplici lezioni frontali online. Gli spazi fisici hanno subìto una traduzione (di senso) in spazi virtuali, dando vita a progetti come flux h24. Parliamo di una stanza online, aperta 24 ore su 24 e accessibile a tutti, che ha reso la piattaforma zoom una piazza virtuale fatta per ospitare tutti gli oltre 200 studenti del laboratorio e chiunque avesse voglia di accedere al link reso pubblico sulle pagine social. Si tratta di uno spazio libero di sperimentazione, sempre frequentato, un’installazione virtuale, che muta e assume diverse funzioni a seconda delle necessità: incontri, lezioni, workshop e spazio per gli eventi virtuali come @invito al viaggio, proprio come il laboratorio fisico permetteva.
la tecnologia non basta, ma se c’è solo quella allora meglio insieme
@Nuove tecnologie dell’arte
La tecnologia non basta, ma se c’è solo quella allora meglio insieme. Uno slogan che rappresenta al meglio il concetto di andare oltre la tecnologia e oltre l’ asettica didattica online. Far fronte all’emergenza senza lasciare da parte l’empatia e la relazione con gli altri, elementi attivatori di crescita e formazione: morale, etica e intellettuale.
Se non ci sono spazi li creiamo, se le università, le accademie vengono chiuse fisicamente non significa che anche le nostre menti debbano ritrovarsi nello stesso stato. Ad oggi rivendichiamo spazi e strutture ma se privati degli stessi, li andiamo a trovare e riorganizzare in un luogo che ancora è libero, la rete.
Siamo quindi qui a schierarci dalla parte della formazione che produce comunità, che crea profitto a favore di tutti, una formazione che spinge ad una visione ad ampio raggio e non settorializzata, per dare spazio a pensieri nuovi, fatti di persone che conservano un’umanità, che guardano al futuro come elemento di cui prendersi cura.
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